Gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile nucleare esaurito

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Documento presentato dagli Amici della Terra nell’audizione presso le Commissioni riunite 10a e 13a del Senato del 17 dicembre 2003

L’atto di Governo n. 58 è costituito da uno schema di decreto legislativo per l’attuazione della direttiva 2011/70/Euratom, sulla gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile nucleare esaurito.

 L’Associazione Amici della Terra ha sempre rivolto grande attenzione a questo tema, che, dopo la chiusura delle centrali e degli altri impianti nucleari avvenuta nel 1987 a seguito del primo referendum popolare tenuto sulla materia, rappresenta, insieme al decommissioning degli impianti, il più importante impegno che l’Italia deve affrontare per chiudere definitivamente l’eredità lasciata dalle attività svolte sino ad allora.

In particolare, la nostra Associazione ha recentemente pubblicato sulla propria newsletterl’Astrolabio” un breve rapporto (Allegato1) ove viene fotografata la situazione attuale dei rifiuti radioattivi in Italia, con l’indicazione dei siti in cui essi si trovano, delle relative quantità, degli interventi necessari per la loro sistemazione, tra i quali fondamentale è la realizzazione di un deposito nazionale che possa custodire i rifiuti in condizioni di sicurezza ottimali e consentire la liberazione degli attuali siti nucleari, obsoleti e in certi casi inidonei ad ospitarli anche solo temporaneamente.

Si ritiene di fare cosa utile rendendo tale rapporto disponibile alle Commissioni parlamentari che si debbono esprimere sul predetto schema di decreto legislativo.

Alla presente nota è allegato un secondo articolo (Allegato 2), anch’esso pubblicato su “l’Astrolabio”, dedicato alla questione dei controlli di sicurezza e di radioprotezione.

È noto che ormai da molti anni gli standard internazionali - ripresi anche dalle convenzioni in materia sottoscritte e ratificate dall’Italia e da tutti i maggiori Paesi - richiedono che agli organismi ai quali sono affidate le funzioni di regolamentazione e di controllo sulle attività nucleari sia garantita la piena indipendenza e la netta separazione dagli organismi che esercitano tali attività o siano comunque coinvolte in esse.

Questo requisito è sancito anche dalla direttiva 2011/70/Euratom alla quale deve essere ora data attuazione. In particolare, l’articolo 6 di tale direttiva richiede che gli Stati membri assicurino all’autorità di regolamentazione l'effettiva indipendenza da influenze indebite sulla sua attività.

L’Italia è perfettamente allineata con questo requisito già da venti anni, da quando cioè è stata istituita l’ANPA, Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente, e ad essa sono state affidate, tra le altre, le funzioni di controllo sulla sicurezza nucleare e la radioprotezione, funzioni che in precedenza erano svolte da una direzione dell’ENEA, ente allora – come ancora oggi – esercente di impianti nucleari, che si trovava pertanto nella doppia, incompatibile condizione di controllore e di controllato. Al contrario dell’ENEA, l’ANPA non gestiva alcun impianto ed era inoltre soggetta agli indirizzi e alla vigilanza del Ministero dell’Ambiente e non del Ministero dell’Industria, che era invece l’amministrazione di riferimento dell’ENEA.

Negli anni successivi l’ANPA è stata trasformata prima in APAT ed infine in ISPRA, ma tali trasformazioni non hanno modificato in alcun modo le sue funzioni di controllo e la rispondenza al requisito di indipendenza per esse stabilito. Va detto invece che, con il tempo, all’indipendenza garantita dall’assetto istituzionale si è aggiunta la progressiva, crescente acquisizione di un coerente habitus da parte di quanti, all’interno dell’ente, svolgono operativamente tali funzioni.

Sotto il profilo dell’indipendenza, lo schema di decreto legislativo segna un oggettivo, netto arretramento. Infatti, anziché la definitiva conferma dell’affidamento all’ISPRA delle funzioni di controllo e regolamentazione (affidamento entrato in un periodo di transitorietà da ormai quattro anni, da quando cioè la legge 99/2009 ha previsto la nascita di un’Agenzia per la sicurezza nucleare, poi giustamente rientrata con il decreto legge 201/2011, convertito dalla legge 214/2011) lo schema in discussione prevede, all’articolo 6, l’istituzione di un nuovo ente, l’ISIN, Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la radioprotezione.

Al di là della inevitabile contraddittorietà, almeno a regime, dell’istituzione di un nuovo soggetto con il requisito di invariabilità della spesa stabilito all’ultimo comma dell’articolo in questione - contraddittorietà che aveva fatto cadere la prevista istituzione della già ricordata Agenzia per la sicurezza nucleare – va sottolineato il fatto che, oltre al Ministero dell’Ambiente, a vigilare sul nuovo Ispettorato e ad indicarne le candidature per i vertici sia il Ministero dello Sviluppo economico, lo stesso Ministero che vigila sugli esercenti pubblici italiani, SOGIN ed ENEA. Insomma, la medesima amministrazione, che è tra l’altro quella preposta alle politiche della produzione industriale, eserciterebbe la vigilanza sia sul controllore, sia sui controllati, e per entrambi stabilirebbe gli indirizzi.

Non è chiaro il motivo per il quale, dopo venti anni di piena rispondenza del sistema dei controlli al principio di indipendenza, si voglia questo suo ritorno alla soggezione al Ministero al quale era stato allora correttamente sottratto. È però un fatto che tale ritorno segnerebbe un’oggettiva e potenzialmente forte riduzione dell’indipendenza sino ad oggi garantita.

Un’ultima osservazione: tra i paesi dell’OCSE, in Giappone si poneva un analogo problema di dipendenza dell’autorità di regolamentazione nucleare dal Ministero dell’industria. Dopo l’incidente di Fukushima è stato costituito un nuovo ente, posto al di fuori di ogni soggezione a quel Ministero. Sarebbe singolare e difficilmente comprensibile se in Italia si compisse un percorso opposto.

Rosa Filippini – Presidente degli Amici della Terra

Roberto Mezzanotte – Collaboratore degli Amici della Terra e dell’Astrolabio, già Direttore del dipartimento nucleare, rischio tecnologico e industriale di Ispra.

Allegati:

1. La questione dei rifiuti radioattivi in Italia - Vent’anni dopo (di Roberto Mezzanotte)

2. Il sistema dei controlli nucleari in Italia - Una storia senza lieto fine (di Roberto Mezzanotte)