Chi osserva l’Osservatorio?
VERSO IL DEPOSITO NAZIONALE DEI RIFIUTI RADIOATTIVI
di Rosa Filippini
ISPRA, SOGIN, ministero per lo Sviluppo Economico e ministero dell’Ambiente, ovvero le principali istituzioni competenti sulla chiusura del ciclo nucleare, hanno abdicato ad una delle loro funzioni primarie, quella dell’informazione al pubblico e della consultazione dei portatori di interesse, in favore di un organismo privato di cui non controllano né la composizione né le procedure.
Quello del deposito nazionale di rifiuti radioattivi è un argomento importante, di cui gli Amici della Terra si sono occupati negli ultimi decenni sia come associazione che come singole persone competenti per motivi istituzionali o professionali *. Non potevamo certo mancare alla “Presentazione dei criteri di esclusione per la localizzazione del parco tecnologico e del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi” e alla relativa discussione, il 21 ottobre scorso a Roma. Abbiamo partecipato al nostro massimo livello di competenza scientifica in materia, attraverso gli interventi di Roberto Mezzanotte e di Leonello Serva, che avevano già scritto sull’argomento per l’Astrolabio una critica puntuale e costruttiva alla Guida Tecnica dell’ISPRA.
Tutto bene, a prima vista. Dopo anni di immobilismo e rinvii, si assiste ad un primo passo nella road map che dovrebbe attrezzare il nostro paese con un deposito nazionale di rifiuti radioattivi. E se ne discute pubblicamente, come si fa in un paese civile. I nuovi vertici della SOGIN, l’ente responsabile del decommissioning nucleare, insediati da meno di un anno, lo avevano promesso: avrebbero proceduto con tutta l’attenzione possibile alla trasparenza delle procedure e con la massima disponibilità al confronto.
Peccato che non è andata così. A organizzare l’evento del 21 ottobre e, dunque, ad assumere la responsabilità e le conseguenze di un confronto pubblico su uno dei primi atti emanati per avviare la procedura di localizzazione, non è stato l’ISPRA (l’ente autore della Guida Tecnica) né la SOGIN, ma un soggetto privato, ”l’Osservatorio chiusura ciclo nucleare”. L’Osservatorio è stato istituito per iniziativa dell’Istituto per lo Sviluppo sostenibile, la fondazione dell’ex ministro dell’ambiente Edo Ronchi, che ne ha nominato i componenti in base a propri legittimi, ma privatissimi, criteri.
Il problema è rilevante: ISPRA, SOGIN, ministero per lo Sviluppo Economico e ministero dell’Ambiente, ovvero le principali istituzioni competenti sulla chiusura del ciclo nucleare, hanno abdicato ad una delle loro funzioni primarie, quella dell’informazione al pubblico e della consultazione dei portatori di interesse, in favore di un organismo privato di cui non controllano né la composizione né le procedure.
In particolare, sembra che la SOGIN si sia spinta a prevedere un vero e proprio affidamento di servizi. Leggiamo infatti, nel regolamento dell’Osservatorio, pubblicato sul sito dell’Osservatorio stesso: “La SOGIN, …. con apposito accordo con la Fondazione per lo Sviluppo sostenibile, si è impegnata a fornire le informazioni, di propria competenza, utili per le attività dell’Osservatorio CCN, nonché a proporre iniziative di informazione, formazione, comunicazione, partecipazione e consultazione degli stakeholder”.
Ora, SOGIN, in base a una corposa normativa nazionale e comunitaria, ha l’obbligo di fornire informazioni di interesse pubblico di propria competenza a chiunque le richieda. Dunque, o si tratta di un accordo inutile o si sta cercando di incanalare indebitamente tutte le richieste di documentazione che verranno dal pubblico attraverso un nuovo filtro, quello dell’Osservatorio.
Quanto all’affidamento del servizio, non stiamo parlando di una fornitura di cemento e nemmeno dell’ideazione di una campagna pubblicitaria, servizi per l’affidamento dei quali occorrerebbe comunque una procedura di evidenza pubblica. Parliamo di una funzione di rilievo istituzionale. Una funzione che non può essere affidata ad un soggetto privato perché verrebbe meno la garanzia d’imparzialità che rappresenta un obbligo per la pubblica amministrazione.
Stiamo per entrare nella fase più delicata del procedimento. Il decreto legislativo 31/2010 aveva previsto che, sulla base dei criteri indicati dall’Ispra, la SOGIN definisse e “tempestivamente” pubblicasse la sua proposta di Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee alla localizzazione del deposito dei rifiuti radioattivi. Il decreto legislativo 45/2014 ha rivisto il concetto di tempestività, stabilendo che la SOGIN possa pubblicare la proposta di Carta solo dopo aver ricevuto apposito nulla osta dei ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico, al termine di una procedura di verifica e validazione che vede impegnati l’Ispra e gli stessi ministeri. Il motivo si può comprendere e condividere, ma non vorremmo che, per la scarsa attitudine nei confronti del confronto pubblico dimostrata da queste amministrazioni, la Carta dovesse stentare molto a vedere la luce. Soprattutto vorremmo scongiurare che, in virtù di un malinteso senso della mediazione politica, con l’Osservatorio, la Carta finisca per essere sottoposta ad un filtro in più rispetto a quelli previsti per legge.
* Gli Amici della Terra sono l’unica associazione ambientalista che, indipendentemente dal merito tecnico del progetto di Scansano, ha preso apertamente le distanze dalle rivolte anti deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e dalle posizioni che vorrebbero esportare anche questi rifiuti altrove, fuori dai confini nazionali.
Roberto Mezzanotte, è stato direttore del Dipartimento competente per i controlli di sicurezza nucleare e radioprotezione in ANPA, APAT e ISPRA.
Leonello Serva è stato direttore del Dipartimento per la difesa del suolo dell’ISPRA (Servizio Geologico d'Italia). E’ membro del Consiglio scientifico dell’International Seismic Safety Center dell’IAEA.
Mario Signorino, in quanto presidente dell’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (1995-1997), ha posto per la prima volta in sede istituzionale il problema della chiusura del ciclo nucleare e della costruzione di un deposito nazionale. Attraverso specifici eventi pubblici, ha anche aperto il dibattito pubblico sull’argomento fin dal 1995.